Listeria in Europa: tutti i numeri di un’infezione pericolosa.

07 Set Listeria in Europa: tutti i numeri di un’infezione pericolosa.

Il sistema di monitoraggio della listeriosi in Europa va migliorato, perché sono ancora troppi i focolai di infezione segnalati in ritardo, e questo comporta gravi conseguenze, compresa la (evitabile) perdita di vite umane. Il metodo c’è già, ed è basato sull’identificazione genetica dei ceppi che, secondo alcune simulazioni, potrebbe anticipare la segnalazione di circa cinque mesi ed evitare anche il passaggio del batterio da un Paese ad altri (avvenuto, per esempio, nel recente caso delle verdure Greenyard, vendute in 107 Paesi in tutto il mondo), con enormi vantaggi per la salute pubblica.
Sono molto chiare le principali conclusioni del rapporto pubblicato su Eurosurveillance dallo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) relativo al 2015, anno durante il quale i casi di infezione da Listeria monocytogenes, nei 27 paesi aderenti al network europeo, sono stati 2.726, con una mortalità del 18,8%.

Come si legge nei risultati, infatti, circa la metà dei casi erano isolati, ma la restante metà apparteneva a un cluster, cioè a un focolaio che, in un caso su tre, ha interessato più di un Paese, e a volte è rimasto attivo per diversi anni. Eppure, nello stesso periodo, nel 2015 sono stati segnalati solo cinque cluster a livello continentale e nel 2016 solo due: è quindi evidente che molti cluster sono sfuggiti al sistema di controllo.

Osservando la tendenza rispetto agli anni scorsi, inoltre, si vede al momento non sembra esserci un aumento di infezioni (nel 2016 ci sono stati 2.536 casi con 247 decessi).

Quanto all’incidenza, oggi in Europa è attestata su un tasso di 0,5 casi ogni 100.000 abitanti, ma analizzando nel dettaglio i dati dei diversi Paesi emergono differenze anche molto significative. In questo quadro l’Italia non è, tra i paesi più grandi, in una posizione negativa: il suo tasso di incidenza è rimasto 0,2 tra il 2011 e il 2014, salendo poi a 0,3 nel 2015, con un numero di infezioni che ha oscillato tra i circa 120 e i circa 150. Per confronto, nello stesso periodo la Francia è passata da 0,4 a 0,6 (arrivando a superare i 400 casi), la Germania è passata da 0,4 a 0,7 (con punte di oltre 600 casi), la Gran Bretagna è rimasta stabilmente attorno allo 0,3, mentre la Spagna è arrivata addirittura a un tasso doppio di quello continentale (1 su 100.000).

È comunque importante per tutti prendere misure preventive più efficaci, perché la Listeria colpisce (e può uccidere) soprattutto tra le fasce di popolazione più vulnerabili come i bambini, gli anziani e gli immunodepressi: nel 2015, tra i piccoli con meno di un anno così come tra gli over 64 anni i tassi di incidenza sono stati 1,6 su 100.000, cioè circa tripli rispetto alla media generale.

L’infezione, è bene ricordarlo, è particolarmente insidiosa, perché il batterio resiste anche in frigorifero, come conferma il rinvenimento piuttosto frequente in formaggi, surgelati e altri cibi della catena del freddo, e come è successo per i meloni contaminati che negli Stati Uniti nel 2011, che hanno fatto una trentina di vittime, e ha un’incubazione molto variabile, che può arrivare a più di due mesi, rendendo assai complicato risalire alla fonte primaria. Per questo, secondo lo ECDC, che ha pubblicato anche un rapporto solo epidemiologico sul tema e che cura analoghi rapporti su tutte le tossinfezioni alimentari, l’ultimo dei quali aggiornato al 2016  l’analisi genetica del ceppo potrebbe consentire di accelerare molto la tracciatura dell’infezione scoperta, e contenerne la diffusione, e sarebbe quindi da implementare presso tutti i centri nazionali di controllo.